Uomini e idrovolanti nell’epopea delle trasvolate atlantiche.
Idrovolanti e Maremma
All’interno della rassegna di letture in compagnia del Tirreno, una pagina dedicata all’epopea degli idrovolanti di legno e della prima trasvolata atlantica collettiva di tutti i tempi: la Crociera Orbetello – Rio de Janeiro.
La storia degli idrovolanti si mescola con quella più ampia degli aerei sin dagli inizi dell’aviazione. Il primo tentativo riuscito di decollare da uno specchio d’acqua si ebbe infatti nel marzo del 1910, ossia solo sei anni dopo lo storico volo dei fratelli Wright a Kitty Hawks: il francese Henry Fabre decollò dallo stagno di Barre, in Provenza.
(Idrovolanti al Museo di Bracciano)
L’idea dell’idrovolante non era dovuta al romantico desiderio di unire acqua e cielo in una sola macchina ibrida, ma a considerazioni molto più concrete. Agli inizi del Novecento i campi di aviazione attrezzati erano infatti pochi, e in quei pochi la pista di atterraggio era rappresentata semplicemente da una striscia di prato un po’ più regolare delle altre. Non a caso molti atterraggi si concludevano con il cappottamento dell’aereo, quando una ruota del carrello si infilava in una buca più profonda.
Decollare e atterrare sull’acqua presentava perciò due vantaggi decisivi: non era necessaria alcuna struttura fissa e, in condizioni ambientali giuste, la manovra era più sicura. Naturalmente questi vantaggi avevano un prezzo: il carrello doveva essere sostituito da un ingombrante sistema di galleggiamento, fosse esso rappresentato da uno o più “scarponi” (galleggianti dalla forma particolare fissati sotto le ali o la fusoliera) o inglobato nel corpo dell’aereo, dando alla carlinga un’opportuna conformazione.
(gru idrovolanti al Museo di Bracciano)
La seconda guerra mondiale costrinse la nuova macchina a un rapido sviluppo per adattarsi alla vita bellica. Sembrò che l’idrovolante potesse effettivamente ricoprire il ruolo di “ala sul mare”, tanto che le principali marine si dotarono di primitive “portaerei”, che altro non erano che navi porta idrovolanti. Gli aerei venivano trasportati all’interno della nave e calati in mare con una gru. Al termine della missione, i velivoli ammaravano nelle vicinanze della nave e venivano recuperati a bordo nello stesso modo.
Passata la guerra, lo sviluppo tecnico riprese, puntando da un lato verso macchine da corsa, dall’altro verso aerei sempre più grandi, da usare per il trasporto dei passeggeri. Sembrava infatti che il futuro fosse dei grandi idrovolanti, gli unici in grado di trasportare un numero significativo di passeggeri su lunghe distanze.
Savoia Marchetti S55
Il Savoia-Marchetti S.55 fu un idrovolante a doppio scafo bimotore, prodotto dal 1923 dall’azienda italiana Savoia-Marchetti e protagonista, per un decennio, in svariati ruoli nella Regia Aeronautica. Poco dopo la sua introduzione, batté numerosi record di velocità, altitudine, autonomia e capacità di carico. Con le celebri trasvolate oceaniche di Pinedo e Balbo, divenne uno dei simboli dell’aeronautica militare e del progresso tecnologico italiano.
(idrovolante S55)
L’S-55 era una macchina rivoluzionaria sotto molti punti di vista. Nacque dal genio di Alessandro Marchetti e di Pier Luigi Torre, luminari dell’industria aeronautica dell’epoca. Non era un idrovolante convenzionale, infatti possedeva peculiarità molto appariscenti, sia sotto il profilo strutturale sia propulsivo, che lo distinguevano da velivoli simili dell’epoca.
I due motori contrapposti, sorretti da travi, erano alloggiati sopra le ali per sopperire alle problematiche dovute dalla presenza di due eliche, una traente e una spingente. Questa scelta progettuale fu coraggiosa ma non fallimentare, infatti l’S-55 (versione X) riusciva a raggiungere la velocità massima di 282 km/h con una autonomia di 4500 Km, prestazioni ottime per gli anni ’20-‘30.
Coraggiosa fu anche la scelta di progettarlo con due scafi simmetrici, ma la loro presenza dotava l’apparecchio di una stiva capiente e una superficie di appoggio più ampia, permettendo di effettuare ammaraggi anche in condizioni critiche.
(gli interni del S55)
Nel febbraio 1927 ci fu la trasvolata Cagliari – Brasile – Ostia. Francesco de Pinedo decollò dall’Idroscalo di Cagliari Elmas su un idrovolante Savoia Marchetti S.55 battezzato “Santa Maria”. De Pinedo costeggiò a tappe la costa africana e, dopo la traversata dell’Oceano Atlantico, giunse a Porto Natal, in Brasile, il 22 febbraio. Proseguì fino a Buenos Aires, da dove iniziò la risalita del continente sudamericano fino a raggiungere gli Stati Uniti. Il viaggio di ritorno si concluse il 16 giugno al Lido di Ostia, dopo un percorso totale di 43.820 km compiuto in 44 tappe, coperte in 123 giorni e 280 ore di volo.
Il 17 dicembre 1930 partì da Orbetello la crociera transatlantica Italia-Brasile, guidata dal Maresciallo dell’Aria Italo Balbo. Fu la prima crociera aerea transatlantica di massa. Il tratto di trasvolata atlantica di circa 3000 km si presentava come la tappa più difficile di tutta la trasvolata. Non solo per la lunghezza del percorso, che sarebbe stato coperto in circa 20 ore, ma anche per il momento del decollo, con gli S.55 caricati al massimo delle loro possibilità di carburante. Per risparmiare sul peso vennero rimossi anche i giubbotti di salvataggio. La formazione di 14 idrovolanti S.55TA, dopo varie peripezie e un grave incidente, raggiunge la città di Rio de Janeiro. Il governo brasiliano, colpito dalle notevoli prestazioni dei velivoli S.55, li acquista in blocco, pagandoli con 50.000 sacchi di caffè.
Il 1933, anno dell’Expo di Chicago conosciuto meglio come “Century of progress”, era l’occasione perfetta per celebrare il decennale della Regia Aeronautica con una grande crociera di massa dell’Atlantico, risultata anche l’ultima dell’epoca. Balbo partì con 24 S-55 da Orbetello, in Toscana. Attraversò l’Europa facendo tappa in Olanda, Irlanda fino ad arrivare in Islanda. Da Reykjavik ebbe inizio la vera e propria traversata dell’Atlantico, fino a raggiungere la meta finale, Chicago.
I piloti italiani vennero acclamati come eroi da folle di persone in tutti i Paesi dove fece tappa lo stormo di idrovolanti. A suscitare molto stupore era il passaggio contemporaneo di aerei così maestosi. Ancora oggi a Chicago possiamo percorre una via intitolata a Italo Balbo. La versione dell’S-55 usata per la traversata, soprannominata versione X, aveva caratteristiche migliorate rispetto a quella standard. Infatti la struttura presentava il rivestimento in alluminio e non in legno, motori più performanti, aerodinamica delle gondole dei motori migliorata e serbatoi più capienti, indispensabili per il tipo di missione che era portato a compiere.
L’unico S.55 ancora intatto, uno di quelli che partecipò alla trasvolata del 1927 nel Sud Atlantico, è conservato in Brasile al Museu da Tam.
S55 a Volandia
Un pezzo unico, frutto di sei anni di lavoro. Una replica in scala reale dell’S.55 X, l’idrovolante che solcò l’Oceano Atlantico nella memorabile trasvolata di Italo Balbo e che, come tale, divenne uno dei simboli dell’Aeronautica militare e del progresso tecnologico. segue…
Microsoft simulator
The Microsoft Flight Simulator team has released the fourth aircraft in our Local Legends series – the unique Savoia-Marchetti S.55 bundle. The S.55 is a twin-engine flying boat produced by Italian aviation manufacturer Savoia-Marchetti of Milan. One of the most distinctive and memorable aircraft in history, it features a catamaran hull design. Constructed primarily of wood, the hydroplane’s cockpit is located in the forward mid-section of the main wing and its hulls can be configured to carry a number of combinations of fuel, passengers, and cargo. The Savoia-Marchetti S.55 has been recreated in detail for Microsoft Flight Simulator,
Li chiamavano gli atlantici
Nella puntata di Rai Storia il racconto delle vicende degli oltre 150 aviatori italiani che a bordo di idrovolanti di legno e sotto la guida del generale Italo Balbo, hanno compiuto le prime trasvolate atlantiche collettive di tutti i tempi: la Crociera Orbetello – Rio de Janeiro a bordo di 14 idrovolanti S55 TA (17 dicembre 1930- 15 gennaio 1931) e l’ancora più ambiziosa Crociera del Decennale Orbetello – Chicago – New York- Roma a bordo di 24 idrovolanti S.55 X (1 luglio-12 agosto 1933) ribattezzata dal Times “la più grande impresa della storia dell’Aeronautica”.
Due eventi mediatici mondiali che hanno chiuso l’epoca dei “pionieri del volo” aprendo la vita allo sviluppo delle prime linee aree transcontinentali. Un racconto rivissuto interamente grazie alle immagini, le foto, i telegrammi, i documenti originali provenienti dall’Archivio dell”Aeronautica militare, gli approfondimenti degli esperti, lo storico Mauro Canali, lo storico dell’aeronautica Gregory Alegi e lo storico militare gen. Basilio di Martino. Ed, infine, la speciale testimonianza dei tre figli di “Atlantici”: Antonietta Marini Mansi, Renato Valle e Giuseppe Arcangeli. (vedi la puntata su Rai Storia)
Riferimenti
Testi tratti da:
- Idrovolanti gloria e declino, segue…
- Savoia S55 Marchetti, segue…
- Crociera delle due Americhe, segue…
- Anniversario Crociera Italia-Brasile, segue…
- Savoia S55, segue…
Percorsi in bici
Segnaliamo i seguenti percorsi in bici:
Extra
Idroscalo di Ostia
L’aeroporto civile di Ostia fu una delle prime proposte in Italia di realizzazione di un “idro-aeroporto”: un complesso infrastrutturale dotato sia di superfici di terra che di acqua, come concezione ideale per un completo sistema aeroportuale per l’aviazione civile. segue…
Colonie e idrovolanti
Nel corso del Novecento, le colonie si legano all’educazione delle masse e alla costruzione di un’identità politica nelle giovani generazioni, promossi sia dai regimi totalitari che da governi democratici.
In Italia si scatena la fantasia dei progettisti per rendere le colonie un punto di osservazione molto particolare. A differenze di Francia ed Inghilterra, dove gli edifici pubblici si caratterizzano per una impronta uniforme, nel nostro paese si enfatizza l’effetto scenografico, costruendo edifici a forma di navi, locomotive, aerei.
(Colonia Costanzo Ciano, Milano Marittima)
Gli edifici acquisiscono una monumentalità in grado di stupire, per lasciare l’impressione che il regime si prenda cura dell’infanzia in maniera non banale. Non a caso le riviste specialistiche degli anni Trenta sottolineano che lo scopo è quello di dare ai piccoli ospiti un ricordo indelebile delle strutture in cui trascorrono le vacanze.
> Le colonie marine: edifici monumentali lungo le coste italiane, luoghi fragili e memorie di un passato tutto ancora da metabolizzare. Nate per curare le malattie infettive, nel tempo acquisiscono altri significati, in particolar modo legati all’educazione delle masse e alla costruzione di un’identità politica nelle giovani generazioni, promossi sia dai regimi totalitari che da governi democratici. In molti casi, queste costruzioni anticipano l’urbanizzazione di nuove mete turistiche costiere e montane, rese accessibili dalle linee ferroviarie in costruzione. segue...
(Colonia Stella Maris a Montesilvano)
Romitorio Torlonia
Catamarano o idrovolante?
Sul principio della “sospensione dell’incredulità” si caratterizza la “Casetta dell’Isolotto” di Porto, vera e propria occasione per il committente di inscenare un romantico ma fittizio spettacolo navale, realizzato grazie al ricorso al cemento armato e ai cosiddetti “materiali autarchici” del Ventennio fascista. L’effetto di “sospensione” fu ottenuto inscenando un fittizio “teatro marittimo”. Il paesaggio lacustre con l’architettura navale del catamarano, “rappresentato” nel momento dell’attracco sulle sponde dell’isolotto, dal ritorno di un viaggio, rappresentò nei piani del Principe immagine iconica del Genius Loci Portuense, simulacro da proteggere e quindi da celare allo sguardo altrui. (Claudio Impiglia)
Letture
> Mostri marini, saline, bonifiche, colonie estive, divinità, boom economico, idrovolanti, ferrovie, .... Storie impigliate sotto costa o affondate in alto mare, sferzate dai venti o cullate dalle onde. Tante letture da sfogliare in compagnia del Tirreno. segue...
Percorsi tematici
> Spiagge, fari, pinete, zone umide, promontori, miniere, …. quante storie siete pronti ad ascoltare? Il Tirreno è un teatro che racconta mille incontri. Le memorie storiche si intrecciano con gli scenari naturali, imprimendo a terra tracce da rievocare, un pedale alla volta. Seguendo in bici il mare e i suoi tematismi. segue...
ProgettoZERO
> Un progetto nato dal basso, che aggrega informazioni per partire in bici in compagnia del Tirreno. In attesa di un sito ufficiale che ci lasci liberi di pedalare, aiutateci a rendere questo spazio utile a tutti coloro in cerca di itinerari da Ventimiglia a Roma (...e oltre) segue...
Il vostro contributo
> Innamorat@ anche voi delle pedalate vista mare? Date una occhiata al progettoZERO e alla squadra operativa. Partecipate con passaparola, proposte, feedback, ... Le amministrazioni non vedono le potenzialità di un percorso ciclabile lungo il Tirreno? Mostriamo loro il contrario. Facciamo conoscere insieme la bellezza delle nostre coste. segue...
(idroscalo di Orbetello, dalla collezione fotosferica Tirrenica360... )