Campi Flegrei

L’itinerario parte da Napoli per raggiungere lo spettacolare promontorio di Capo Miseno, dove lanciare lo sguardo verso Procida e Ischia. Si pedala nella cornice dei Campi Flegrei,  incontrando Mergellina, Posillipo, il Parco Virgiliano, l’ex stabilimento siderurgico di Bagnoli, Pozzuoli.

Il percorso rientra all’interno di Tirrenica Extra, Tirrenica Visioni e dei tematismi “spiagge“, “fari e torri“, “zone umide” e “promontori“. Si aggancia alle stazioni di Napoli, Bagnoli e Pozzuoli, con cui sperimentare l’approccio treno+bici.

Fotoracconto

Alcuni scatti pedalando lungo il percorso.

Traccia GPX

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Percorso Rosso

Nota: Il percorso è stato classificato rosso (vai alla classificazione dei percorsi) per via del tratto tra Lucrino (km.26 della traccia) e Bacoli (km.31), in cui la strada si fa stretta, in salita e con qualche curva.

L’itinerario si sviluppa interamente su strade urbane. Parte dalla stazione di Napoli Centrale e raggiunge il mare al molo Beverello. All’altezza di Mergellina (km.7)  comincia la salita (pendenza contenuta, traffico urbano) che termina al Parco Virgiliano (km.12), dove diverse terrazze permettono di godere l’affaccio su Nisida, Bagnoli, Capo Miseno.

(colli di Posillipo, dalla collezione Tirrenica360... )

Lasciato il parco si raggiunge quota mare per la Discesa Coroglio, (prestare attenzione al traffico veicolare e alla pendenza per 1 km, streetview) accompagnati dalle imponenti testimonianze di archeologia industriale dell’ex impianto siderurgico. Si prosegue lungo costa fino a Pozzuoli (km.23). Dal km.26 inizia il tratto rosso descritto sopra. Prestare attenzione fino al km.31,  quando si raggiunge Bacoli.

Dopo il periplo del Lago Miseno si prosegue fino ai piedi del promontorio, dove inizia la ripida salita di 1,5km. Dopo alcuni tornanti si raggiunge la galleria che attraversa il promontorio. Il tunnel è illuminato e con traffico quasi nullo. Si sbuca sull’altro versante, in prossimità del faro di Capo Miseno.

Dal piazzale antistante il faro parte un sentiero pedonale che risale il fianco del promontorio, ad allargare lo sguardo sul faro, con l’isola di Procida sullo sfondo. Il sentiero scavalla il promontorio per affacciarsi sulle falesie a picco sul mare, Bacoli, la spiaggia di Miseno e il monte di Procida.

Si torna indietro dalla stessa strada, eventualmente sfruttando  le stazioni di Pozzuoli FS e Bagnoli FS con i treni diretti a Napoli o – in direzione opposta –  a Villa Literno.

Rifornimenti: numerosi punti ristoro lungo il percorso.

Percorso giallo

Il percorso giallo ricalca quello rosso fino a Pozzuoli  (km.24) e torna indietro dalle stazioni di Bagnoli FS o di Pozzuoli sfruttando i treni per Napoli. L’unico punto critico è la discesa Coroglio dal Parco Virgiliano, al km.15 (descritta sopra).

Raccomandazioni

> Prima di avventurarvi leggete le raccomandazioni. Impiegate cinque minuti ora nella lettura, per risparmiare sventure e contrattempi dopo. segue...

Dintorni

> Cosa vedere nei dintorni? Perchè non fermarci qualche giorno ad esplorare il territorio? In aggiunta all'elenco seguente, date una occhiata alla mappa Tirrenica360 e aiutateci ad arricchire l'elenco con le vostre segnalazioni.

Procida in bici

A Procida in bici.  E’ la più piccola delle isole partenopee. La natura vulcanica conferisce all’isola – 3,75 kmq di superficie – alcune caratteristiche paesaggistiche tipiche dei territori nati dalla lava: l’orografia irregolare, le coste frastagliate, le baie corrispondenti ai rispettivi crateri, la sabbia scura delle spiagge, il tufo biondo dei costoni, i rigogliosi e fertili giardini. Fu chiamata Prochyta proprio perché come terra vulcanica sarebbe stata “scagliata su” dal fondo del mare. segue…

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Tirrenica360

> La collezione di FotoSferiche dedicate a questo percorso, raccolte nella mappa di insieme Tirrenica360 segue... 

Approfondimenti

> Quanti simboli, quante memorie, quanti ricordi fioriscono con la vicinanza del mare? Siete anche voi affascinati dai segni che il tempo e lo spazio hanno disseminato lungo il Tirreno? Aiutateci ad arricchire questo capitolo, perchè le storie tornino a parlare.

Campi Flegrei

I Campi Flegrei sono un’area vulcanica ad ovest di Napoli, che include i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano in Campania e parte della città di Napoli. Il nome Campi Flegrei, dal greco letteramente “campi ardenti”, denota la natura vulcanica dell’area e la presenza di numerose fumarole e acque termali, ben note e sfruttate nell’antichità. segue…

Una regione affascinante e misteriosa, che nel corso dei secoli ha fatto da sfondo ad antichi miti e leggende. Via d’accesso all’Ade secondo greci e romani, è qui che Virgilio, nella sua Eneide, fa iniziare la discesa di Enea nell’oltretomba. Ma in questo fazzoletto di terra, come tradizione romana voleva, sacro e profano si univano indissolubilmente, in un intreccio irripetibile di venerazione e otium, con l’intero paesaggio da Posillipo al Monte di Procida puntellato di sfarzose residenze patrizie e imperiali, stabilimenti termali, moli, ville, peschiere per l’allevamento di ostriche e murene e un imponente anfiteatro, il terzo di epoca romana più grande d’Italia dopo il Colosseo e quello di Capua. segue…

I Campi Flegrei offrono un’esperienza incredibile sospesa tra mare, natura, cultura e storia, miti e leggende. Il Parco Archeologico di Cuma, il Lago d’Averno, il Castello di Baia, il promontorio di Capo Miseno, la Piscina Mirabilis, che riforniva di acqua la flotta imperiale stanziata presso il porto di Miseno; il Parco Archeologico delle Terme di Baia con i resti di terme e residenze patrizie e imperiali; l’Anfiteatro Flavio, il vulcano Solfatara, l’unico vulcano attivo dei Campi Flegrei, il tempio di Serapide, soggetto a frequenti fenomeni bradisismici.

(il Macellum di Pozzuoli, dalla collezione Tirrenica360... )

Furono i greci per primi ad approdare sull’ isola di Ischia e da lì poi a proseguire verso le coste flegree, abitate dagli Orici. Quest’area offriva insenature naturali e porti che facilitarono gli stanziamenti greci. Proprio qui i Greci apportarono novità culturali, come la scrittura con l’alfabeto euboico, che poi fonderà le radici del latino.

In particolare, la zona di Puteoli successivamente diventerà un importante avamposto militare dei Romani a difesa della linea costiera. Da qui, infatti , partivano navi dirette verso il Mediterraneo e altre provenivano dall’Egitto, cariche di grano. Il commercio così rese la vita di questa zona flegrea ricca e complessa. A Baia si insediarono poi anche i Patrizi con lussuose ville e meravigliose terme, dove i Romani mettevano in pratica l’otium grazie ai bagni termali.

Splendide ville vennero costruite, tra le quali anche quelle dell’Imperatore Cesare Traiano. Nell’epoca di Augusto poi, nel periodo della pax Romana, vennero costruite e abbellite tutte le città e vennero edificate proprio a Baia lussuose ville e anche le terme. Durante l’epoca Augustea venne ristrutturato inoltre il Tempio di Apollo, nei pressi dell’antro della Sibilla Cumana, a Cuma, altra importante città romana. L’Antro della Sibilla era originariamente una cava scavata dai Greci per estrarre tufo e poi utilizzata a scopo difensivo successivamente dai Romani, ma conosciuta soprattutto per la leggenda della Sibilla Cumana, di cui ci parlò Virgilio.

Tutta l’area dei campi Flegrei fu interessata e condizionata dalla situazione vulcanica e Baia e Cuma, in particolare, vennero sommerse a causa del bradisismo. I Romani conoscevano bene questo fenomeno ed è per questo che costruirono le strade con il vasolo di tufo e piperno, pietre vulcaniche resistentissime. Per contenere il sisma poi utilizzarono particolari tecniche nel costruire i muri con l’Opus reticolatum che concedeva elasticità ed equilibrio alle mura, grazie alla presenza di una rete che sorreggeva internamente la struttura. (segue…)

Bradisismo e terremoti

Tra i fenomeni che caratterizzano la caldera dei Campi Flegrei c’è il bradisismo, una deformazione del suolo che comporta l’alternanza di fasi di sollevamento rapido, associate a terremoti, e fasi di lento abbassamento. Il fenomeno del bradisismo è legato alla dinamica vulcanica della caldera. Il sollevamento è causato da una spinta dal profondo che deforma le rocce sovrastanti e ne provoca l’innalzamento. Nel deformarsi, le rocce possono arrivare al limite di rottura. I terremoti sono l’effetto di questa rottura. segue…

Cosa stanno facendo le istituzioni per mettere in sicurezza gli edifici? Il Decreto-legge Campi Flegrei approvato a ottobre 2023 prevedeva uno stanziamento di circa 45 milioni di euro per le verifiche sull’edificato pubblico e privato. Le verifiche sono state fatte? E nel caso di uno scenario ancor più grave, quello dell’eruzione vulcanica, quali sono le misure previste per mettere in sicurezza 500mila persone? Esiste un piano di evacuazione messo a punto dalla Protezione Civile, con gemellaggi stipulati tra ogni Comune dei Campi Flegrei e una Regione nel resto d’Italia. Ma le Regioni sono pronte? (La puntata di Report del 9.6.2024)

Solfatara

A tre chilometri dal centro della città di Pozzuoli è situata la Solfatara, uno dei quaranta vulcani che costituiscono i Campi Flegrei. È un antico cratere vulcanico ancora attivo ma in stato quiescente che conserva un’attività di fumarole d’anidride solforosa, getti di fango bollente ed elevata temperatura del suolo. La Solfatara è molto famosa per lo storico avvenimento del 19 settembre del 305 d.C., quando il proconsole Dragonio fece decapitare alcuni prigionieri cristiani, tra cui San Gennaro, patrono della città di Napoli.

Il Vulcano Solfatara, simbolo dei Campi Flegrei, fu ritenuto dai Greci dimora del dio del fuoco Efesto che fonde e lavora i metalli. Nel cratere aveva le officine con i Ciclopi, giganti dall’unico occhio, che fabbricavano le saette per Giove. Successivamente i Romani conobbero la Solfatara grazie a Strabone che nella sua opera “Strabonis geographica”, la indicava con il nome “Forum Vulcani”, dimora del Dio Vulcano, considerato l’ingresso per gli Inferi.

La Solfatara venne aperta ufficialmente nel 1900 ma era già meta di escursioni per i suoi fenomeni vulcanici, per la cura delle acque sulfuree e per le stufe calde; era infatti compresa tra le quaranta più famose terme dei Campi Flegrei sin dal Medioevo. La maggior parte dei viaggiatori dell’epoca inseriva la Solfatara tra le sue escursioni nel cosiddetto “Grand Tour”, viaggio di istruzione per i giovani delle famiglie nobili europee.

Si potrebbe immaginare che la Solfatara sia un luogo arido ed inospitale, in realtà essa offre l’occasione per una tranquilla passeggiata in un’area ricca di verde naturale, al riparo dai rumori della città. Le principali attrattive turistiche sono la Fangaia, la Bocca Grande, il Pozzo dell’acqua minerale e le vecchie Stufe.

La Fangaia è costituita da acque di origine piovana e acqua di condensazione dei vapori, che si mescolano con il materiale di tipo argilloso presente alla superficie del cratere, il fango così prodottosi naturalmente è ottimo per usi termali.

(la fangaia, 1932)

Bocca Grande è il nome della principale fumarola della Solfatara con temperatura del vapor acqueo di circa 160° C. Nell’interno di tale bocca si condensano alcuni sali che danno una colorazione giallo rossiccia alle rocce circostanti; è inoltre presente un acido dal caratteristico odore di uova marce.

Le Stufe sono due antiche grotte scavate nel fianco della montagna sul lato nord per realizzare sudatori naturali; si sostava al loro interno per non più dì pochi minuti, ciò provocava una energica sudorazione ed obbligava a respirare gli intensi vapori sulfurei che qui vi si sprigionavano. Pertanto esse erano ritenute ottime per la cura delle affezioni delle vie respiratorie, delle malattie della pelle e dei reumi. Il pozzo attualmente visibile venne costruito nei primi anni del ‘800 per estrarre allume dall’acqua la quale risultò ricca di ossidi dello zolfo, solfati di calcio, magnesio e altre sostanze. (segue…)

Sirena Partenope

Nell’Odissea di Omero, le Sirene impersonano demoni marini che insidiano i naviganti nell’ora della calura, quando il vento cala, si passa dalla vela ai remi e cresce il pericolo di correnti e scogli affioranti. Il loro destino è segnato da un verdetto: sarebbero vissute finché un marinaio fosse passato senza fermarsi al loro canto. Quell’uomo fatale fu Ulisse. E allora le tre Sirene che popolavano gli scogli della costa sorrentina – Partenope, Leucosia e Ligeia – si suicidarono gettandosi nel mare; il corpo di Partenope arriva sullo scoglio di Megaride (Castel dell’Ovo) per rivivere nel nome della città. segue…

La Fontana “delle zizze”. Il soprannome è presto spiegato: una Sirena, nella sua forma greca classica di metà donna e metà rapace, è intenta a spegnere con l’acqua che sgorga dai suoi seni le fiamme che si innalzano dal Vesuvio. segue…

> I luoghi “estremi” sono l’habitat privilegiato dove insediare creature fantastiche, mostri e altre presenze. Le profondità marine, in particolare, hanno da sempre fornito sfondo e materia prima per ogni genere di rappresentazione fantastica e, almeno fino al XIV secolo, sono lo spazio di ogni pericolo. segue...

Lago Averno

L’Averno è l’Oltretomba della religione classica greco-romana. Ovviamente ora il lago ha caratteristiche comuni a tanti altre zone lacustri. Ma, giacendo all’interno di un cratere vulcanico spento, deve essere stato, un tempo, un luogo diverso da tutti gli altri, fino ad eccitare la più fervida e inquietante immaginazione. Il grigio delle spirali di fumo, il rosso delle fiamme, il nero della notte. segue…

Il Lago D’Averno fa parte di uno dei cinque laghi vulcanici presenti nella zona flegrea della città di Napoli. Il nome deriva da Avernus “senza uccelli”, perchè in passato i gas emanati dalle acque lo rendevano inospitale a tali specie.

Da millenni questo specchio d’acqua salata è parte di numerose narrazioni mitologiche provenienti dai greci che, passando l’epoca romana e Dante, sono giunte fino ai giorni nostri. Il poeta Virgilio collocò nell’Averno l’ingresso mistico agli inferi, nel sesto libro dell’Eneide.

Una delle leggende più rilevanti che riguarda il lago d’Averno è l’incontro di Enea con la Sibilla di Cuma sulle rive del lago: qui la profetessa di Apollo gli indica l’ingresso al mondo infero, affinché possa incontrare il padre Anchise e conoscere il suo destino. (segue…)

Terme flegree

La natura vulcanica dei Campi Flegrei ha dato origine a numerosissime fonti termominerali che fin dall’antichità sono state sfruttate per il benessere della popolazione. Nel tempo molte di queste sorgenti sono scomparse lasciando tracce nel paesaggio urbano e nella toponomastica del territorio.

(Terme Puteolane, anni’30)

A Baia gli architetti e gli ingegneri romani progettarono impianti termali che fecero fa modello per i grandiosi esempi costruiti in tutte le principali città dell’Impero, a cominciare dalle Terme di Traiano a Roma. Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, la città di Pozzuoli era rinomata per i suoi stabilimenti termali dislocati tra il centro urbano e il suo lungomare. Anche lungo l’attuale strada costiera che collega Pozzuoli con Napoli sorsero numerosi stabilimenti che ne fecero una meta molto frequentata da persone che vi trascorrevano anche lunghi periodi per trovare giovamento attraverso bagni di fango e saune.

(il sudatorio di San Germano, archivio TCI)

“Soffi mortali in qualche luogo o emessi da buche o mortiferi per la stessa situazione del luogo, là per i volatili solamente, come in un posto del Soratte vicino a Roma, altrove oltre all’uomo anche per gli altri animali, talvolta per l’uomo, come nell’agro di Sinuessa o di Pozzuoli. Li chiamano spiragli, altri Caronee, fosse esalanti soffio mortifero, come quelle di Ansanto tra gli Irpini in un posto vicino al tempio di Mefite, dove coloro che sono entrati muoiono”. Plinio Il Vecchio – Naturalis Historia – Liber II – 95)

La prima ferrovia

Il 20 settembre 2025 si sono festeggiati i cento anni dall’inaugurazione la prima infrastruttura di trasporto pubblico su rotaia in Italia. Il Passante ferroviario di Napoli,  dotato di stazioni e fermate sotterranee, offriva per la prima volta, il servizio ferroviario metropolitano. segue…

Museo di Pietrarsa

Poco a sud di Napoli c’è il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, tra i più affascinanti musei ferroviari d’Europa. Ubicato, tra Napoli e Portici, proprio sul primo tratto di ferrovia costruito nella Penisola. Il sito rappresenta un unicum in Italia sia per la ricchezza dei materiali conservati, sia per il fascino della sede.  Adagiato tra il mare e il Vesuvio con una spettacolare vista sul Golfo di Napoli, si estende su un’area di 36.000 metri quadrati, di cui una parte è occupata da un meraviglioso giardino botanico con piante proveniente da tutto il mondo. segue…

(museo delle ferrovie, dalla collezione Tirrenica360... )

Siderurgia a Bagnoli

“Risorsa strategica irrinunciabile in tempi di guerra e in tempi di pace, motore di sviluppo, ancora di salvezza contro disoccupazione e povertà, occasione di crescita sociale e culturale: l’acciaio in Italia è stato tutto questo. Ma è una storia tutt’altro che lineare, con alti e bassi, crisi drammatiche e gravi conseguenze sulla salute e sull’ambiente. Una storia di interessi privati e pubblico interesse, di una massiccia presenza dello Stato, spesso lungimirante e strategica, di dilemmi angosciosi e di difficile soluzione.” (Vedi la puntata “Ilva-Italsider. I dilemmi dell’acciaio” – Passato e Presente)

(ex acciaierie di Bagnoli, dalla collezione Tirrenica360... )

Podcast

  • Sopra il vulcano. I Campi Flegrei sono un’ampia caldera, cioè una depressione vulcanica, situata a nord-ovest di Napoli. Una zona caratterizzata dal bradisismo, cioè da un lento innalzamento o abbassamento del suolo, e da frequenti fenomeni sismici. Un’area in cui vivono circa 500mila abitanti e che è tenuta sotto stretto controllo, come un mostro addormentato che può risvegliarsi. (Sopra il Vulcano. Vivere nei Campi Flegrei)
  • Terra Instabile Terra Instabile – un viaggio nel cuore del nostro pianeta. Un podcast a cura di ANSA, realizzato in collaborazione con INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.  segue…

Extra

TirrenicaExtra

> Il progetto ufficiale della futura Ciclovia Tirrenica al momento parte da Ventimiglia e finisce a Roma. Noi, dal basso, proviamo a raccogliere spunti preziosi anche su altri percorsi che coinvolgono il Tirreno. segue...

Percorsi tematici

> Spiagge, fari, pinete, zone umide, promontori, miniere, …. quante storie da recuperare? Il Tirreno custodisce la memoria di incontri e situazioni. Persistenze millenarie si intrecciano con gli scenari naturali, imprimendo a terra tracce da interrogare, un pedale dopo l'altro. Riscoprendo in bici il mare e i suoi tematismi. segue...

Spiagge

> Cosa sarebbe un mare senza una spiaggia? Al termine di un temporale o all’avvicinarsi di un tramonto, tra un bagno rinfrescante e una passeggiata sul bagnasciuga. Che sia in piena estate o d’inverno. Profumi e cantilene che portiamo dentro una generazione dopo l’altra. Diversi itinerari in bici lungo la futura ciclovia Tirrenica ci permettono di avvicinare la meraviglia dei granelli di sabbia.  segue...

Promontori

> Il matrimonio tra terra e mare si fa impetuoso quando l’abbraccio è ancora più appassionato. Ecco perché, pedalando lungo il Tirreno, la memoria delle scogliere a picco evoca ogni volta emozione e meraviglia. Con la collezione “promontori”, andiamo alla scoperta degli affacci sul Tirreno segue...

Fari e Torri

Grazie alla sua posizione strategica, il faro di Miseno, illumina il golfo di Pozzuoli e il canale di Procida. Il faro è in piedi dagli inizi del 1800. Edificato con l’obiettivo di rendere visibile il passaggio attraverso uno dei canali più trafficati della nostra penisola, nel 1910 passò dal Servizio Fari alla sovrintendenza della Marina Regia grazie a un decreto del re Vittorio Emanuele III. Nel 1943, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, il faro fu colpito e raso al suolo dai bombardamenti aerei tedeschi. Fu interamente ricostruito nel 1948. segue…

(faro di capo Miseno, dalla collezione Tirrenica360... )

> Tutte le nazioni si interrogano su come tenere vivo il patrimonio di pietre, storie e mattoni disseminato lungo le coste del pianeta. Erosione della costa, taglio dei finanziamenti, nuove tecnologie, aggiornamento delle rotte di navigazione…. Anche lungo il Mar Tirreno si nascondono preziose memorie guardiane dell'orizzonte. Che siano arroccate su uno sperone di roccia o addormentate su una spiaggia,  a picco sul mare o immerse in una pineta,  scopritele con noi pedalando. segue...

Zone umide

> Laghi, torbiere, fiumi e foci, stagni e lagune, paludi salmastre e litorali. Le zone umide rivestono una notevole importanza per garantire biodiversità e resilienza. Metà delle zone umide del mondo sono state perse e la maggior parte delle distruzioni sono avvenute negli ultimi 50 anni. Partiamo alla scoperta di quelle che continuano a vivere lungo il Tirreno. segue...

(lago Miseno, dalla collezione Tirrenica360... )

Un passo alla volta

> Proposte in bici di una mattinata, un giorno, un weekend, una vacanza intera... per saggiare le proprie capacità e alimentare esperienza e consapevolezza segue...

Classificazione percorsi

> Itinerari verdi, gialli o rossi, per aiutarvi a scegliere il percorso più adatto alle vostre aspettative segue...

Il vostro contributo

> Amanti anche voi delle pedalate vista mare? Partecipate con passaparola, proposte, feedback, ... Date una occhiata al progettoZERO, alla squadra operativa e ai paletti che ci siamo imposti selezionando gli itinerari. Le amministrazioni non vedono le potenzialità di un percorso ciclabile lungo il Tirreno? Mostriamo loro il contrario. Facciamo conoscere insieme la bellezza delle nostre coste. Viandanti di ogni fede e pedale, cicloturiste e cicloturisti, cittadini e cittadine come voi. Niente di più, niente di meno. segue...

(Castel dell’Ovo, dalla collezione Tirrenica360... )

Napoli – Capo Miseno
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